venerdì 10 settembre 2010

IL COSMO E I SUOI MISTERI.

Uno dei principali enigmi che devono affrontare i cosmologi che studiano la struttura su grande scala dell’universo e la sua evoluzione è quello di determinare quale sia effettivamente il suo contenuto: la ordinaria materia barionica, luminosa, ne rappresenta solo una piccola parte; il resto, genericamente chiamato “materia oscura”, rimane largamente un mistero. È chiaro che in cosmologia ciò che si vede non è ciò che c’è. Possiamo vedere stelle, gas, polvere, e così via, ma è evidente che lassù c’è molta più materia di cui non sappiamo nulla.

Una delle principali sfide per la cosmologia è calcolare la quantità della materia oscura e scoprire esattamente quale sia la sua natura. In parole semplici, ci sono due gruppi di aspiranti elementi che costituirebbero la materia oscura, conosciuti, tramite acronimi umoristici inglesi, come “macho e wimp” (“deboluccio”). “macho” sta per Massive Compact Halo Object (oggetto compatto di grande massa dell’alone) e potrebbe essere una piccola stella o un grande pianeta, qualcosa che abbia una dimensione tra il Sole e Giove; scuro perché non brilla. Non ha abbastanza massa per avere processi nucleari e, quindi, brillare nel cielo, che è la ragione per la quale non lo vediamo, ma potrebbe contenere comunque una gran quantità di materia. La ragione per cui gli scienziati fanno riferimento, in questo contesto, all’oggetto dell’alone è perché si sa che gran parte della materia oscura nello spazio è contenuta nelle parti periferiche della Galassia e più oltre, in una specie di alone. La Galassia che vediamo, con i suoi familiari bracci a spirale, la forma di un disco, il nucleo - le sue parti luminose - è incorporata in un alone molto più grande di materia oscura, che si estenderebbe nello spazio, oltre la parte luminosa, per circa dieci volte quest’ultima.

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