L'operazione e' stata denominata "Alba di Scilla 3", che ha portato all'arresto di 7 presunti affiliati al clan Nasone-Gaietti, tutti accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione tentata e consumata e intestazione fittizia di beni.
L'ennesima operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che colpisce al cuore i clan di Scilla, facendo luce, oltre all'ingerenza delle cosche negli appalti della Salerno-Reggio calabria, ma sopratutto sull'imponente dominio economico di Scilla.
Una dura operazione che all'inizio gli inquirenti erano stati obbligati a condurla da soli, a causa dell'atteggiamento omertoso di quegli imprenditori che preferivano il silenzio alla denuncia di storsioni ed altre angherie subite.
Le forze dell'ordine raggiungendo ottimi risultati, inferendo duramente sulle cosche, i cui capi e gregari, oggi affrontano durissime richieste di condanna, infatti proprio da qui che l'atteggiamento di alcuni imprenditori sembra parzialmente cambiato.
Questo dimostra infatti che denunciare e continuare ad operare in un territorio ad alta densita' mafiosa e' possibile, anche se, nonostante clamorosi arresti che ha portato dietro le sbarre la colonna vertebrale dei clan, la 'ndrangheta ha continuato a intimidire piccole e grandi imprese, taglieggiare ditte impegnate sulla A3, e' questo fa capire che a Scilla nulla e' cambiato.
Un modo per ribadire il proprio potere sul territorio, capitalizzando somme necessarie per sostenere i familiari dietro le sbarre.
Ma una cosa e' certa, che almeno l'atteggiamento degli imprenditori e' davvero cambiato.
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