Il pericolo e' scampato, dopo giorni di grande tormento, per i 4 giornalisti rapiti in Siria e liberati qualche giorno fa.
Tra di loro c'era anche il giornalista, inviato della Rai Amedeo Ricucci, (vedi foto) originario di un paesino della Costa Tirrenica Cosentina.
"Ci hanno tenuti in diversi posti, ma non erano proprio delle prigioni, su alcuni aspetti, invece e' stato davvero un'incubo, eravamo dei prigionieri, trattati pero' con i guanti bianchi". E' cosi' che racconta la sua avventura il giornalista calabrese, fermato in Siria insieme ad altri tre colleghi. "Non ci hanno fatto del male, stiamo tutti bene, anche se eravamo in mano ad un gruppo islamista armato, che non fa parte dell'Esercito Siriano".
In questi giorni c'e' grande attesa a Cetraro, il piccolo borgo dove il giornalista vive, ed e' pronto ad accoglierlo a braccia aperte, tanto che il sindaco dello stesso paese, organizzera' un consiglio comunale straordinario, in occasione del Ricucci. La sua famiglia dopo giorni di attesa, si prepara festosamente ad accoglierlo, dopo che, lo stesso Amedeo insieme agli altri colleghi Susan Dabbous, Andrea Vignali ed Elio Colavope, rapiti in Siria, verrano ascoltati dalla procura di Roma per alcune delucidazioni sul loro rapimento.
Un sequestro dove ancora tanti sono i punti oscuri, che il Sostituto Procuratore Francesco Scavo, sta cercando di fare luce, aprendo un fascicolo, ipotizzando un sequestro di persona con finalita' di terrorismo.
Una vicenda, che anche il governo dovra' riferire in Parlamento.
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