Una camera di consiglio durata 9 ore, nel Maxi-processo con rito abbreviato sulle cosche Calabresi della 'Ndrangheta in Lombardia. 110 condanne inflitte in primo grado dal Gup Roberto Arnaldi nel novembre 2011, riducendo per alcuni le pene, come ad esempio per Alessandro Manno, capo della malavita organizzata a Pioltello, una pena ridotta da 16 anni a 15 anni e 3 mesi.
Oltre a Manno, e' stata inflitta una riduzione della condanna anche a Cosimo Barranca e Vincenzo Mandalari, da 14 anni a 12 anni di carcere, rispettivamente considerati i capi della cosca di Milano e Bollate.
Arrestato inoltre "il capo dei capi", cosi' lo chiamavano in una riunione a Paderno Dugnano nel centro Falcone-Borsellino, anche a lui una pena scontata da 12 anni a 9 anni di reclusione.
Ed infine per Giovanni Valdes, ex sindaco di Borgarello , Pavia, 1 anno e 4 mesi per reato di turbativa d'asta. Confermate cosi' le 110 condanne emesse in primo grado, dai sostituti pg di Milano, Laura Barbaini e Felice Isnardi alla corte d'appello, altri 16 anni di reclusione per altrettanti imputati nel maxi-processo contro le cosche della 'ndrangheta, radicate in Lombardia.
Infiltrazioni della mafia Calabrese che vennero svelate con l'operazione "Infinito" nel luglio del 2010.
Cosi' dopo anni di incertezze da parte della magistratura, che il processo di primo grado potesse andare in "fumo", la Cassazione ha fatto chiarezza, spiegando le sue motivazioni che i giudici d'appello potranno integrare con la loro sentenza la parte annullata delle motivazioni del gup. Sentenza appunto che in passato, la Cassazione aveva annullato, portando ora i giudici di secondo grado ha confermare quasi mille anni di carcere.
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