tessile. la toscana ha
bisogno di prato.
In carica solo da venerdì, Rossi il nuovo Governatore della toscana, ci tiene a sottolineare di non voler far polemica con nessuno, tanto meno con il governo, anche se qualche frecciatina sugli ammortizzatori sociali la tirata.
a sinistra il governatore della regione TOSCANA Rossi.
«Abbiamo fatto presente che i contributi sono finiti e noi abbiamo continuato ad anticiparli» e specialmente sugli interventi del mondo tessile toscano: «Molte promesse, come sempre, ma di realtà si è visto poco» dice il nuovo governatore a testa alta. L’occasione è l’incontro con gli artigiani pratesi di Cna e Confartigianato, rappresentanti di un settore e di un distretto con l’acqua alla gola.
«Prato — dice Rossi — rappresenta il nodo drammatico di questa crisi, ma anche quello la cui ripresa può fare la differenza. Se riparte Prato, che è sempre stata la locomotiva economica regionale, riparte anche la Toscana e il Governo deve tenere conto di questo». Gli artigiani gli chiedono non solo interventi per l’emergenza, ma un sostegno per far ripartire il ciclo economico. Rossi propone interventi sul credito («il calcolo del rating di chi chiede un finanziamento sia fatto non solo sul 2009 che è stato un anno di crisi profonda, ma su tre anni, dal 2007»), compresa la possibilità per chi si vede rifiutare un prestito di avere una sorta di “appello”.
a sinistra un’azienda tessile, reparto rifinizione.
Poi annuncia, un altro aspetto molto fondamentale, lo studio di interventi per dare una mano alle aziende sane a non vendere i propri macchinari per sopravvivere; sottolinea la necessità di un laboratorio pubblico per le analisi dei prodotti importati, ma soprattutto auspica la costruzione di un progetto per il distretto tessile da elaborare insieme a istituzioni locali e associazioni. «Forse con un progetto organico il Governo ci ascolterà».
a destra un’azienda tessile reparto follatura.
Infine, un tema molto sentito dagli artigiani, il “made in Italy”. A Prato non va giù la legge che prevede solo due fasi (su quattro) di lavorazione per identificare il “made in Italy”. «Ne servono almeno tre», dicono Confartigianato e Cna. Rossi prende nota e dà appuntamento a breve: «Spero di partecipare presto al tavolo di distretto e lì elaborare insieme progetti di rilancio».