Un nuovo colpo è stato inferto alla 'Ndrangheta: il boss Francesco Pesce,
latitante da più di un anno, è stato arrestato martedì sera a Rosarno,
nel Reggino. Pesce è stato rintracciato in un bunker trovato in una
azienda agricola in campagna. A stringergli le manette ai polsi sono
stati i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e il Ros
di Reggio Calabria.
Ai
Carabinieri che gli infilavano ole manette, il boss opponeva un ironico
sorriso stampato sulle labbra. "Sono diventato un personaggio", ha
detto detto agli agenti che lo accompagnavano in al carcere. L'arresto è
stato effettuato dai militari del comando provinciale e del Ros di
Reggio Calabria. Al momento della cattura Pesce era rimasto in
silenzio. Insieme al latitane,
capo dell'omonima Cosca, è stato arrestato anche Antonio Pronestì,
44enne di Rosarno, responsabile di favoreggiamento personale con
l'aggravante mafiosa e titolare della ditta Demol sud sas,
dove era stato realizzato il bunker. La ditta era attiva nel settore
delle autodemolizioni. Il bunker era munito di autorizzazione
prefettizia per l'attività di deposito giudiziario. Nonstante
i soli 32 anni, Francesco Pesce figurava già nell'elenco dei latitanti
pericolosi. "Cicciu Testuni", figlio del boss ergastolano Antonino
Pesce, è considerato il reggente della cosca della piana di Gioia
Tauro. L'uomo era ricercato dal maggio del 2010, quando scattò
l'operazione della Dda di Reggio Calabria "All inside" contro la potente
cosca di Rosarno. Pesce è accusato di associazione mafiosa e molti
altri delitti.
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