Oggigiorno una dura realta' che afflige il mezzogiorno, specialmente la Calabria, e il soffocamento di Equitalia contro le aziende , un triste "paradosso", come afferma il presidente degli edili Calabresi Francesco Cava a duro conflitto esistenziale in una terra che ha voglia di crescere cercando di superare qualsiasi ostacolo. Il rappresentante parla di aziende sane, che pur vincendo appalti pubblici e vantando crediti miilionari.
Cittadini onesti, che lavorano per la pubblica amministrazione, che
quindi non possono “nemmeno” evadere le tasse e che spesso vivono solo
del proprio stipendio: 1.500/2.000 euro se va bene. Mica quelli che
dichiarano 25mila euro all’anno e poi tengono la barca ormeggiata a
Cetraro. Sono famiglie che fanno i salti mortali per pagare le rata del
mutuo della casa e la rata dell’auto per poi vedersela bloccare perché
dieci anni prima non hanno pagato la bolletta dell’acqua. Sull’avviso di
notifica c’è scritto Equitalia spa. La cartella arriva sotto Natale,
insieme alla tredicesima. Geniale.
Succede in Calabria. Veramente
succede in tutta Italia. Ma da queste parti – terra di perenne crisi e
sottosviluppo – pesa come un macigno sulla già rachitica economia.
Andando a colpire uno dei pochi settori – l’edilizia – che fino a poco
tempo fa creava un minimo di ricchezza. Ne sa qualcosa Francesco Cava,
che oltre a essere presidente di Ance Calabria lavora nel settore delle
costruzioni.
Alla fine di giugno, insieme al presidente degli edili
cosentini Natale Mazzuca, aveva chiesto al presidente della Regione
Giuseppe Scopelliti la certificazione dei crediti vantati dalle imprese
nei confronti degli enti locali e l’istituzione di fondi vincolati
destinati a sanare la situazione di notevole disagio che vivono da tempo
diverse imprese. Gli edili si sarebbero accontentati anche di un
apposito credito d’imposta che consentisse alle imprese di compensare i
debiti maturati nei confronti degli istituti previdenziali e
assistenziali. E di Equitalia spa, ovviamente. Fino a oggi non hanno
ottenuto niente.
Erano soluzioni studiate nel tentativo di risolvere
un caso emblematico. Quello del consorzio di bonifica della piana di
Sibari e della media valle del Crati: 40 imprese della provincia di
Cosenza che hanno costruito impianti di irrigazione tuttora funzionanti,
eseguito la manutenzione delle reti scolanti e bonificato pantani per
un ammontare di oltre 25 milioni di euro ma che non sono mai state
pagate. Ce n’è qualcuna che vanta crediti vecchi di 18 anni. Altre hanno
dovuto affrontare pignoramenti, pagare interessi alle banche e
interessi di mora mostruosi a Equitalia spa. Altre ancora «sono finite
sotto strozzo o sono addirittura fallite», racconta con amarezza il
presidente di Ance Cosenza Natale Mazzuca. «E non abbiamo ottenuto
nulla», puntualizza.
Pare che il problema sia la mancanza di fondi.
«Già – osserva Cava – siamo ancora al punto di partenza. A settembre
cercheremo di trovare una soluzione con l’assessore». Per ora l’unico
risultato è un misero protocollo d’intesa. L’hanno firmato Ance
Calabria e Fincalabra spa, società finanziaria per lo sviluppo economico
della regione, attraverso i rispettivi presidenti Francesco Cava e
Umberto De Rose. L’accordo è finalizzato a individuare soluzioni che
possano accelerare il sistema dei pagamenti e a istituire un fondo per
garantire l’affidamento bancario alle imprese in difficoltà finanziaria.
Una goccia nel mare. I numeri forniti da Cava fanno paura: le imprese
edili calabresi muovono qualcosa come 2 miliardi di euro.
Nessun commento:
Posta un commento