Il progetto e' stato approvato nel 2008, definitivamente, i lavori dureranno all'incirca 5 anni per un costo di un miliardo e 200 milioni di euro, tanto dovrebbe costare l'impianto di Saline Joniche, carbone in Calabria, per produrre energia elettrica.
Una buona prospettiva, un progetto ambizioso per una regione come la Calabria, nuovi investimenti, pero' tutto cio' e' diventato il simbolo di protesta degli ambientalisti, del ministero dei beni culturali, delle amministrazioni culturali, mentre dall'altra parte la SEI, societa' titolare del progetto, dichiara che la co9struzione della centrale sara' la rampa di volo di uno sviluppo territoriale, impiegando circa 900 persone durante la costruzione e 300 a regime, solo che i documenti parlano di 140 posti di lavoro.
Il Paese ha bisogno di energia a basso costo ribadisce il presidente della societa' costruttrice Fabio Bocchiola, per produrre 1.300 Mwh (la potenza della centrale progettata) ci vorrebbe un campo di pannelli fotovoltaici grande 20×2 chilometri. Noi andiamo avanti, avvieremo campagne informative per spiegare alla gente che la centrale non è dannosa e che farà decollare l’economia locale, turismo compreso». Oggi la SEI attende l’esito del ricorso contro il ministero dei Beni culturali, e anche se la valutazione di impatto ambientale ha dato ragione alla società, la politica sicuramente non sta dalla sua parte: “Non sono mai apparsi chiari gli interessi che graviterebbero sulla SEI. L'unica cosa che fa paura, comunque e il regresso ambientale, tuttavia se si pensa che da 36 anni giace il relitto della Liquichimica a due passi dal mare, in un territorio come la Calabria che vive di "vocazione turistica", con una disoccupazione del 19%.
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