"Il Divo Giulio", cosi' lo chiamavano i suoi fedeli, ha avuto tanti legami con la Calabria.
Giulio Andreotti spentosi ieri a Roma all'eta' di 94 anni e' stato sette volte presidente del consiglio, dall'assemblea costituente in poi, ininterrottamente presente in Parlamento, come deputato fino al 1991 ed infine eletto senatore a vita.
E' stato uno dei Politici simbolo della nostra Repubblica, uno statista di poche parole ma ben determinato nel segnare la storia d'Italia, ma soprattutto, il custode di tanti segreti, che si e' portato dietro nella tomba con il suo addio.
Ad esempio
segreti come quelli che legano Andreotti alla Calabria, alla storia occulta di processi aggiustati e candidature impresentabili come quella ad esempio di Licio Gelli o addirittura alla quotidiana messe delle estorsioni. Dichiarazioni emerse da numerosi collaboratori di giustizia siciliani, calabresi e pugliesi, che di Giulio hanno saputo raccontare
"vita, miracoli e ... morte", storie occulte di procedimenti giudiziari, mai pero' una sentenza di condanna nei suoi confronti.
Per quando riguarda la vicenda di
Licio Gelli, venerabile maestro della P2 divenuto sinonimo delle trame e dei misteri in Italia, sarebbe stato legato a Giulio Andreotti, per quando riguarda le entrature dello stesso tra i magistrati per chiedere in cambio appoggio in vista della candidatura di Gelli, in Calabria.
Correva l'anno 1991, anni di inchieste, le 'ndrine, clan di Cosa Nostra, elementi di Massoneria deviata, prendevano il sopravvento nella societa', dove, pezzi di Stato e dei servizi infedeli erano impegnati in quel progetto eversivo statale. In quegli anni
Roberto Scarpinato, Procuratore Capo di Palermo, teorizzo' che, poteri come la mafia e la 'ndrangheta avrebbero dovuto trovare leggittimita' e costituzionalizzazione, e proprio qui il regista fu appunto Licio Gelli, che per arrivare a cio' aveva bisogno di rastrellare tanti voti.
Un patto che strinse con il
pentito della sacra corona unita, Marino Pulito, dove in cambio dell'aggiustamento del processo a carico dei fratelli, avrebbe chiesto allo stesso Pulito, 4000 voti in Calabria.
Gelli su questa vicenda fu rassicurato e appoggiato sull'aggiustamento del processo, da Giulio Andreotti. Tutti episodi che trovano conferma nelle parole di un altro pentito,
Salvatore Anacondia, appartenente alla criminalita' organizzata pugliese, divenuto poi capo di un grupop autonomo che aveva rapporti con Cosa Nostra, tramite il suo padrino
"Michele Rizzi" e con la 'ndrangheta attraverso
Mimmo Tegano.