mercoledì 8 dicembre 2010

CONTRO LA LEUCEMIA UN NUOVO TRATTAMENTO.

Si e' ridotta dal 4% all'1%, la mortalita' dei pazienti malati di leucemia che vengono trattati con una nuova terapia. Ad annunciarlo uno studio messo a punto da un gruppo di ricerca che fa capo al dipartimento di Medicina clinica dell'Universita' Bicocca di Milano e all'unita' di Ematologia dell'Ospedale San Gerardo di Monza.

La terapia e' basata su una molecola chiamata 'Bosutinib' ed e' stata eleborata dal gruppo di ricerca coordinato dal professor Carlo Gambacorti Passerini, associato di Medicina Interna all'Universita' Bicocca. La ricerca su questo trattamento e' stata condotta mettendo a confronto il Bosutinib con l'Imatinib, il farmaco attualmente piu' utilizzato nel trattamento della leucemia. "La ricerca ha arruolato 502 pazienti in tutto il mondo - ha spiegato il professor Passerini in una nota - e i risultati sono stati sorprendenti. La ricrescita del midollo osseo normale si e' verificata nel 79 per cento dei pazienti trattati con bosutinib contro il 75 per cento di quelli trattati con imatinib. Inoltre, bosutinib ha ottenuto una diminuzione piu' profonda del numero di cellule leucemiche residue, con quasi meta' (47 per cento) dei pazienti trattati che hanno ottenuto una risposta molecolare maggiore (che significa la presenza di meno di una cellula leucemica su mille), rispetto a solo un terzo (32 per cento) dei pazienti trattati con imatinib". Oltre al calo della mortalita' passata dal 4 all'1 per cento e' calata anche la percentuale di casi in cui la malattia e' progredita, passati dal 10 al 2,8 per cento.

 "Questi dati fanno sperare che, data la piu' profonda diminuzione delle cellule leucemiche residue ottenuta con bosutinib - prosegue Passerini - si possa giungere alla completa eradicazione della malattia e quindi alla sospensione della terapia in una frazione consistente di pazienti, cosa che invece non e' possibile con imatinib. E' comunque prematuro dire se bosutinib soppiantera' imatinib nella terapia di prima linea della malattia. Sono necessari dati di follow-up piu' lunghi e soprattutto una valutazione molto attenta del rapporto tra costi e benefici" -

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